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Visualizzazione dei post da novembre, 2009

Non proprio funny people

Finalmente sono riuscita a vedere Funny People, il nuovo film con Adam Sandler. E non so dargli un giudizio. La storia è molto bella, drammatica direi. Il famoso comico George Simmons scopre di essere malato di una rara forma di leucemia e di avere la vita appesa a un misero 8% di possibilità di riuscita di certe cure sperimentali. Torna così alle origini e ricomincia ad esibirsi nel cabaret. Qui conosce Ira, un giovane comico “emergente”, impacciato sul palco e nella vita. Decide di prenderlo a lavorare per lui, ma più che un dipendente Ira diventa per George l’amico che non ha ormai da tempo. Il successo infatti ha reso George viziato, un po’ stronzo e soprattutto solo. Grazie a questa presenza e alla malattia che incombe cerca di recuperare vecchi rapporti, tra i quali quello con Laura la sua ex fidanzata, ora moglie e madre all’interno di una famiglia che ora George rimpiange. La sua vita però non è così idilliaca e la donna si dichiara subito ancora innamorata di George. Nel fratt

PIO BOVE

Uno dei personaggi (a mio parere) meno riusciti di Panariello è senz'altro Pio Bove, il macellaio che sbatte i polli di gomma e fa battute sull'avvoltoio che sta sulla spalliera della nonna che sembra sempre in punto di morte e non muore mai. Una frase però la condivido: QUELLI CHE FANNO MALE ALLE BESTIE LI AMMAZZEREI TUTTI. Con fare male agli animali io intendo tante cose, anche il semplice trascurarli, prendere un cane, un gatto, un canarino, e lasciarli a se stessi, non dare loro quello di cui hanno bisogno, cibo, cure, pulizia. Ancora di più quando si tratta di violenza gratuita. L'altro giorno, giusto per farmi un pò più male di quello che stavo già, mi sono messa a guardare il telegiornale (studio aperto, e direi che "telegiornale" è una parola decisamente grossa!) e ho appreso una notizia orribile. Un ragazzo in Lituania ha preso un cane e l'ha volato da un ponte. Poi, credendosi figo, tutto ciò l'ha ripreso con telefonino e l'ha piazzato su int

Un medico in poltiglia

Ieri sera è andata in onda l'ultima puntata della sesta (e molto probabilmente non ultima) serie di Un Medico in Famiglia. E' stata la serie dei ritorni, di coloro che avevano detto basta perchè stufi del personaggio, per la paura di essere identificati con lo stesso e per non saperpiù che dire alla storia. Che poi si vede che non hanno avuto il successo che si aspettavano e han ben pensato di ritornare sul carro dei vincitori. In primis Giulio Scarpati (alias Lele Martini) e in secundis Pietro Sermonti (il dottor Guido Zanin). In realtà quando ho saputo che avrebbero girato la sesta serie con il ritorno di questi personaggi sono stata molto contenta, perchè l'ultima, quella con gli indiani, onestamente era inguardabile (e infatti la vidi abbastanza a singhiozzo). Era una sorta di rimpatriata che secondo me sarebbe servita da chiusura reale della storia, sorvolando sulla triste parentesi della quinta serie che si vedeva tantissimo che nessuno aveva più voglia di farla. Ebbe

ogni cosa al momento giusto

Devo dire che il template l'ho cambiato veramente al momento in cui vorrei mandare tanti e tanti affanculo. Vorrei tanto cancellare questa settimana dal calendario. Lo scorso anno è morto Lucky. Quest'anno mi sono beccata la suina, che è vero che se non hai problemi non è pericolosa (almeno spero, mica sono ancora guarita! ) ma è una gran rottura di palle. Intanto è molto mutevole, ogni giorno cambia forma: un giorno il febbrone, il giorno dopo la tosse, il giorno dopo ancora il raffreddore, e oggi è il giorno del mal di pancia stile coliche di colite (che tutti immaginano sia una folle corsa al bagno, credetemi non è così, MAGARI!). Il mio vaffanculo ricorrente è rivolto ora più che mai a quella troia di infermiera che scatenò l'epidemia di salmonella nel reparto neonatale quando son venuta al mondo, compromettendomi per sempre il pancino. Oggi sono lagnosa. Per fortuna mia mamma è venuta qui e mi assiste perchè l'influenza mi ha debilitata tantissimo e sarei morta min

Maiali a volontà

Dalle mie parti la Maremma è spesso chiamata in causa. Forse per una vicinanza geografica, non so. Certo è che le si riservano appellativi quanto mai variegati, ma pur sempre riconducibili al suino (Maremma maiala, maremma troia, etc…) o ai suoi derivati (Maremma budella). Visto lo stato delle cose ora la si potrà chiamare anche maremma influenzata. Ahahaha! Carina ho fatto la battuta. In questi giorni ne fioccano di battute sulla suina. Peccato che non abbia più niente di ridere . In questo momento sono qui nel letto abbracciata a un maiale gigante. Non ho fatto il tampone, non ho la certezza matematica, ma le cose stanno così. Che ieri sera stavo bene, e stamattina stavo male . Che in struttura sono venute (da giorni e lo nascondevano bene! Mannaggia a loro !) persone ammalate, fino all’ultimo caso lampante di febbrone. Io sono una di quelle che quando mi ammalavo di influenza se avevo incombenze uscivo lo stesso, poi ho preferito vaccinarmi dopo l’annata passata da ottobre a giugno

Intimamente distesa

La cosa più importante che sto imparando al tirocinio è che la vera difficoltà nel mio lavoro sarà affrontare la gente che mi circonderà. Ma occhio, non i “matti”, neanche quelli gravi, bensì i colleghi, o sottoposti, nel caso (remotissimo!!!) facessi carriera e diventassi un capo di qualcuno. E’ chiaro che in ogni ambiente e tipo di lavoro i colleghi/sottoposti/sovrapposti possono essere una rogna incredibile. Però mi stupisce e soprattutto allibisce che in un certo ambiente dove la priorità sarebbe il benessere della persona ci sia una così alta quantità di veleno interpersonale ! Ma talvolta certi colleghi possono essere comici. Io devo ancora trovare un qualche lato divertente dei miei pseudo colleghi (visto che ho temuto di essere menata da una paziente in seguito a una cappellata che avevano fatto loro ) però la mia coinquilina (che per comodità d'ora in poi chiamerò Betty) mi fornisce periodicamente esempi di colleghe potenzialmente deleterie ma enormemente spassose.   L’alt

Ragguaglio

Dall'ultima volta che ho scritto sono successe tante cose. Ogni giorno succedono tante cose. Vorrei scriverle tutte per non perdermi nulla ma già che arrivo a casa, pranzo, riassetto camera e mi riposo un secondo è di nuovo ora di cena e non riesco mai a fare quanto vorrei. E poi a dir la verità, chissà se riuscire davvero ad esprimere in parole quanto vissuto. Ho infatti sviluppato subito subitissimo una qualità FONDAMENTALE nel lavoro di psicologo: quella di non "portarsi il lavoro a casa". Può sembrare un pò cinico, ma lo cosa migliore è varcare la soglia del posto di lavoro e lasciare tutto là dentro. Si corre il rischio altrimenti di... fare la fine dei pazienti! Questa cosa ha stupito molto anche me, perchè per il mio carattere, mi sarei aspettata veramente tutto il contrario. Forse è perchè non ho tante responsabilità. O forse no. Chissà. Quando sono dentro... Assorbo tutto, mi arrabbio, gioisco, trepido, mi rattristo, per e con ognuna delle ragazze. Poi uscita di

Mi si chiudono gli occhi (e mi girano i coglioni)

Ma maremma 'mpestata! (se ne deduce che le cose non sono andate come speravo. Nel senso che hanno ancora da andare... quindi nè bene nè male. Ohibò che ansia!)

Fondente... ma non come la cioccolata

Questa settimana è decisiva per me. Per dirne una, oggi ho condotto il mio primo colloquio. E non abbiamo parlato del tempo, come in realtà avrei voluto io. E la cosa strana è che io mi sono alzata stamattina come se nulla fosse, sono arrivata al centro, ho fatto il gruppo della mattina e poi mi sono avviata tranquillamente alla sala privacy come se lo facessi da sempre. Quello che mi ha riportato alla realtà è stato il mazzo di chiavi enorme (cacchio, secondo me quelle ragazze hanno San Pietro dalla loro parte!) in cui non riuscivo a trovare la chiave e sapevo che dovevo trovarla perchè dovevo arrivare in tempo onde evitare una crisi della mia "colloquiata". San Pietro si è messo una mano sul cuore e alla fine ho trovato quella giusta proprio sullo scattare del secondo in cui arrivava lei. Beh, che ci si creda o no, a parte i primi secondi di imbarazzo (il mio, lei era supertranquilla!) è andato tutto liscio, davvero come se fosse il millesimo e non il primo. Le cose da di