Passa ai contenuti principali

Il medico della mutua

Se il mio nuovo lavoro ha un lato veramente positivo, questo è la forma del contratto, che si può veramente definire tale, con i doveri ma anche (udite udite) i diritti.
Sicché quando mi sono beccata una bella influenza di quelle coi controfiocchi, dopo il primo giorno in cui sono tornata dal lavoro rantolante e febbricitante, mi sono messa in malattia. Un'ebrezza quasi inedita per me, abituata ad andare al lavoro col testamento pronto sotto il braccio oppure a rinunciare ad andarci e con ciò rinunciare anche alla (magra) paga.

Ora, in questa nuova situazione, sono andata dietro al sentito dire, e cioè che i controlli degli ispettori INPS si sono fatti più severi e frequenti. E di certo piena di cimurro come ero non me ne andavo in giro. Quindi sono stata ben allerta.
Tutto stava nel sentire il campanello. E secondo voi tutto il vicinato quando ha iniziato a usare martelli, trapani e seghe? Sembrava l'inferno.

Ecco, ho fatto tesoro di questa esperienza un po' esotica e ho deciso che non mi voglio ammalare mai più, io l'ansia del controllo del medico della mutua non la reggo, non ci sono abituata.

Commenti

  1. Io vivo e lavoro in un cinema in Svizzera e da anni ho un contratto super precario. niente ferie pagate (dentro alla paga c'è una percentuale ma non copre quasi niente, anche perché poi il lavoro tende a calare d'estate e si lavora meno), malattia pagata solo quando sei in programma, poi se si prolunga son fatti miei.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La tanto acclamata Svizzera allora si comporta come l'Italia... E dire che è una delle mete tanto ambite per fuggire all'estero!

      Elimina
  2. Tranquilla, i controlli arrivano se il datore di lavoro li richiede. E se hai malattia così raramente, figurati!

    RispondiElimina
  3. Ti ci abituerai e, comunque, non è detto che te lo mandino il medico della mutua. Comunque tu rispetta le fasce orarie e non ti preoccupare. Da me sono già diversi anni che il medico della mutua non arriva. Ciaoo

    RispondiElimina
  4. Che ansia... peggio di quando aspetti il corriere 😜

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il corriere si aspetta dietro la porta appena hai cliccato ok sull'ordine. :D

      Elimina
  5. E figuriamoci se un aspetto positivo sia al contempo anche piacevole. Giammai, troppa fortuna sarebbe!
    Però, a parte gli scherzi, che ansia o.O

    RispondiElimina
  6. Stai bene o stai male, c'è sempre l'ansia nel sangue.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Meglio che niente faccio l'insegnante.

C'è stato un tempo in cui volevo fare la maestra. Secondo me è in fase da cui un po' tutte passiamo (passavamo, adesso vogliono fare l'estetista e il tatuatore, e lo dico perché mi è successo di leggerlo nei temi). Come la fase del "da grande voglio fare il veterinario". Poi la fase ci passa e io ne sono stata ben lieta perché mi sono resa conto che non avrei la pazienza necessaria. Quando facevo l'educatrice nei doposcuola il lavoro mi piaceva ma c'erano alcuni ragazzetti che me le avrebbero tolte dalle mani e in una classe vera, per più ore al giorno, sarei stata veramente in difficoltà. Tutto questo preambolo per dire che nella mia mente l'insegnante è ancora una professione per cui serve una sorta di vocazione. Un qualcosa di più anche dell'esserci portati. A maggior ragione oggi giorno che queste generazioni di bambini è ragazzi sono sempre più complesse da gestire (perché tale è diventata la società, in fin dei conti). Ecco, pare che sia

Vorrei un gesso e un whisky liscio

A voi capita mai che, in certi momenti particolari, vi succeda qualcosa che vi riporta a una particolare canzone, o addirittura ad un solo suo verso? A me è venuto in mente questo:  " Quello che importa in una persona è l'immagine che dà..." In che occasione? Stamani. Quando uno dei bimbi mi ha chiesto se abitualmente bevo whisky. Devo dire che dopo lo scorso anno dove ho tenuto un profilo piuttosto basso, quest'anno mi sono data di più ai ragazzi diventandone confidente, raccogliendo battute, sfoghi, pianti, risate. E mi sono aperta alle loro curiosità (ma dove abiti? Ma come mai fai la bidella? A te che profumo piace? Veramente ti piace l'insalata di cavolo crudo?). Non mi sono mai chiesta come mi vedessero dai loro occhi. Però tutto mi pensavo fuor che essere passata da grande bevitrice!

Diversamente titolati

Premessa numero 1. Io non ho nessun tipo di pregiudizio legato al titolo di studio: conosco dei laureatissimi e pure masterizzati ignoranti come capre e persone che con un serale hanno fatto una mega carriera nella dirigenza di grosse aziende. Che, fra l'altro, mi hanno raccontato di ingegneri da 110 e lode che non sapevano da che parte rifarsi per svitare un bullone. Ognuno sa fare il suo, lo può avere imparato studiando o lavorando, e ognuno può essere un genio o un caprone, a prescindere. Ma soprattutto (premessa numero 2) io la penso così: Per capirsi, quando ho iniziato a sentirmi stretta nel posto in cui lavoravo, ho preso a cercare QUALSIASI lavoro mi desse la possibilità di non restare a casa disoccupata e mandai CV anche per fare le pulizie. Mi chiamarono con L'UNICA FINALITÀ di chiedermi se ero proprio sicura, perché "hai una laurea". Risposi che certo che ero sicura, che avevo bisogno di lavorare e che NONOSTANTE LA LAUREA ero perfettamente in grado