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Visualizzazione dei post da febbraio, 2018

Alternanza

Giusto ieri sera riflettevo con un'amica sul destino lavorativo delle nuove generazioni. Bella idea quella dell'alternanza scuola-lavoro. Sperimentano già da minorenni il loro futuro di lavoro gratuito obbligatorio e sfruttamento a gogo. I ragazzi della mia età non sapevano cosa li avrebbe aspettati, e hanno scelto il loro percorso dopo le superiori in base alle ambizioni e ai desideri che avevano a quel tempo. Stamani ho potuto conoscere due ragazzine inserite in un uno di questi progetti di alternanza scuola-lavoro. Una ha fatto il via vai per fare le fotocopie. Cosa che, sia chiaro, è utilissima. Perché le fotocopiatrici sono attrezzi del demonio e serve formazione per imparare a domarle. Ma non credo che abbia scelto questo compito volontariamente, diciamo così. L'altra mi ha fatto una gran pena, nel ruolo assai arduo o che sarebbe spettato ad una persona adeguatamente formata per il sostegno. Mi sono chiesta come queste ragazzine stiano vivendo questa esperienza al

Questione di classe

Sono in fibrillazione. Stiamo organizzando la cena di classe del liceo. Per me, l'unica classe degna di questo nome. Medie ed elementari infatti sono state un incubo. Sono felice perché tanti compagni non li ho più rivisti da allora e perché di molti di loro conservo un ricordo veramente prezioso. In fondo siamo stati proprio una bella classe. Ci siamo divertiti e siamo stati uniti. Grazie ai social network di molti di loro ho notizie indirette, ma loro non ne hanno granché di me. Quindi, cari compagni (ehm, che parola grossa da usare, sotto elezioni) vi prego... Voi che - mi avete vista piatta e brufolosa - mi avete visto piangere per la prima insufficienza della mia vita - siete stati compagni (ehm... di nuovo) delle risate più convulse che io ricordi - avete accettato anche chi, come me, non fumava e non beveva (cosa molto rara e preziosa) Vi prego. Vi prego. Non chiedetemi anche voi perché " una brava a scuola come me sia finita a fare il lavoro che faccio"

Segni particolari: la professione

Di tante cose in cui poter incanalare la frustrazione di essere una diversamente occupata, devo ammettere che ne ho scelta una buffa. Dovendo rinnovare la carta d'identità, mi sono fatta assalire dall'ansia. Cosa far scrivere alla voce "professione"? Dieci anni fa, nell'altro documento, ero una studentessa piena di speranza. Ma adesso??? Scrivere cosa faccio? Perché? Se fra qualche settimana farò un'altra cosa, e poi un'altra, e poi chissà? Scrivere cosa sono, per cosa sono formata, cosa avrei voluto fare, perché mai? Sono andata all'ufficio con una decisione presa e un profondo senso di nausea. Grazie al cielo, il sistema burocratico si aggiorna insieme alla società e nelle nuove carte d'identità (brutte come il peccato, fra l'altro) non si deve più dire. La nostra identità non è certo nel lavoro. Vi lascio col dubbio di cosa avrei messo... Chissà che qualcuno ci indovini!

Divisa

Idealmente, il mio abbigliamento preferito è jeans (a zampa, non quegli attrezzi infernali che per toglierteli di dosso devi spellarti) e maglione caldo in inverno, di nuovo i jeans e una t-shirt nelle mezze stagioni e canotta e gonnelloni etnici in estate. Sono stata piuttosto fortunata negli anni (e lavori) passati. Ho sempre bazzicato ambienti casual in cui mi sono potuta permettere di vestirmi come volevo. Anzi, in alcuni posti, a contatto con il Disagio , era eticamente e deontologicamente giusto non imbellettarsi tanto. Non è giusto ostentare a chi non ha e non per sua scelta, ma perché la vita è stata particolarmente ingiusta. Epica fu la vomitata di una paziente nella borsa Lui Jo della nuova operatrice griffata della comunità di riabilitazione dove ho fatto il tirocinio. Vedi alle volte, il karma. Questa estate per la prima volta in vita mia ho invece avuto a che fare con una divisa. La cosa mi ha tolto molto dall'impiccio di sapere cosa mettermi, soprattutto al mattino