Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da marzo, 2018

100 giorni

Questa immersione forzata nel mondo scolastico mi fa pensare inevitabilmente a quando a scuola ci andavo io. Di medie ed elementari conservo, più che ricordi, incubi ad occhi aperti. Delle superiori invece mi piace ripensare a tutto. Anche le cose brutte, perché mi hanno formato, e non traumatizzato. Anche perché dopo gli 8 anni precedenti c'era rimasto ben poco da traumatizzare. Comunque, una delle cose che ricordo con il sorriso è la giornata dei 100 giorni alla maturità. Da noi la tradizione è mancare da scuola e andare a Pisa, in piazza dei Miracoli, per toccare la lucertolina del portone del duomo. Ovvio che la lucertolina per quella giornata è guardata a vista e transennata, onde evitare vandalismi. Allora si esorcizza la paura da esame facendo una serie di 100 cose sceme. 100 salti, 100 passi all'indietro, 100 saluti e robe così. Si tocca anche qualche chiappa, ma in un'ottica talmente goliardica che niente c'è di malizioso. 100 giorni a... La tradizio

Le elezioni

Dei tanti misteri che riguardano questo universo, subito dopo la domanda "ma esistono davvero forme di vita aliene?" ce n'è un'altra:  " ma come mai non mi chiamava a lavorare nessuno quando non battevo chiodo e ora che potrei anche permettermi di starmene serena a casa mi vogliono tutt i?" Badiamo bene, non me ne lamento e mai mi lamenterò di avere delle occasioni per lavorare. Mi incuriosisce solo il tempismo. Forse è vera quella storia del Karma. Con i miei ex lavori ero talmente negativa che mi portavo solo negatività. Tant'è. Insomma, per la prima volta in vita mia, dopo anni di infruttuosa iscrizione, sono stata chiamata a lavorare al seggio... Inutile dire che è stata un'esperienza quanto meno curiosa! Diciamo che verso le 3 di notte, spinta dalla stanchezza, ho coniato una metafora non particolarmente ripetibile che aveva a che fare con la perdita del dono femminile più prezioso in un contesto ludico di gruppo. E credo che sia l'

Onestà

C'era una volta una diversamente occupata che ne incontrò un'altra in una delle tante selezioni fatte. Dovevano essere avversarie ma alla fine si stavano così simpatiche che divennero non dico amiche, ma certamente buone conoscenti, tanto da condividere una risata e un pensiero per sdrammatizzare e rendere i giorni un po' meno pesanti. La più diffidente delle due guardava lo stesso l'altra con un filino di sospetto perché nominava certi nomi e certi ambienti, bazzicati dai soliti noti, che le davano il ribrezzo. Ma più la guardava, più le sembrava una persona di un'altra pasta, nonostante tutto. Era stata estremamente corretta in un'occasione seria, andando contro al suo interesse. E quando mai succede? Ma a questo punto arriva il cattivo della fiaba, il datore di lavoro. Eccolo che ne approfitta di quella onestà. E la usa per le solite manfrine politiche. Ed ecco che la diversamente occupata resta col sedere a terra. Per essersi messa una mano sulla coscie